Regia
Joseph Nenci
Cast
Sisto Righi
Genere
Cortometraggio drammatico
Sinossi
Per ogni artista, la forma più preziosa di ispirazione rimane la fantasia.
Ma resta comunque un’equazione sbilanciata, se non viene difesa dalla ragione.
Ne era convinto anche il Maestro Goya, quando realizzò la celeberrima acquaforte “Il sonno della ragione, genera mostri”.
Re-Birth prese vita nella mia mente come fantasia.
Ma fu l’Opera maestosa “La Ballerina”, di Sisto Righi, (visibile in questo short film dell’azione teatrale all’interno della gabbia) a bilanciare il tutto e donargli ragione.
L’uomo, tronfio e pieno di se, saldo e impavido troneggia di fronte alla vita e mente a se stesso negando l’evidenza del suo fallimento.
Par dunque che i castelli su cui si pone il senso della vita stessa pian piano si sciolgano, come neve al sole.
Le inquadrature non lasciano via di scampo alla ragione.
La fantasia affamata di spazio deve arrrendersi.
Pian piano, entriamo nel mondo della metafisica.
Tutta l’azione teatrale è una grande trasposizione metaforica dell’esistenza dell’uomo.
Dal suo concepimento, sino alla morte.
In un mondo ormai fagocitato dal progresso e complessato da una visione antropocentrica delirante dell’uomo, anche l’Amore perisce, lasciando spazio solo ad uno sterile concepimento meccanico. (rappresentato appunto metaforicamente dal movimento psichedelico dell’imponente braccio del ragno).
Senza emozioni.
Senza passione.
Sfocature Tarkovskiane intrise di un rosso cupo e profondo, danno corpo al peccato, lasciando presagire l’eredita maligna e negativa che suo malgrado il nascituro porterà in grembo di generazione in generazione.
Per una qualche oscura legge, par che gli stessi processi osmotici che trasportano nutrimento al feto, trasportino anche emozioni, financo quelle più becere e peccatrici, riverberandosi sull’imprinting emotivo del nascituro senza soluzione di continuità.
L’amplesso entra nel suo vivo.
I movimenti meccanici dell’enorme ragno, a simulare l’eccesso di testosterone di cui l’uomo è esso stesso portatore non-sano, iniziano a farsi sempre più “gastrici” e frenetici.
L’orgasmo è prossimo.
Anch’esso prepotente, eccentrico, voluminoso.
Tra i pochi spermatozoi rimasti (raffigurati nell’azione teatrale da enormi big-bag bianchi cui all’interno vi erano delle comparse) ne viene scelto uno.
L’eletto.
Che prontamente viene portato verso la cellula uovo femminile, pronta a fecondarlo. (rappresentata nell’azione teatrale dal triangolo di luci rosse poste su un cumulo di macerie).
La gestazione.
Ed infine il parto.
Nasce così l’uomo.
Imperfetto.
Peccatore.
Come del resto i suoi predecessori.
Nell’azione teatrale lo vediamo impersonificato dal performer Sisto Righi.
Un uomo già adulto, vissuto, in quanto il grande bluff della vita è che siamo tutti costretti ad esser più grandi della nostra età biologica, sin dalla nascita.
L’uomo inizia il suo percorso nella vita.
Un percorso al buio.
Carico solo dei suoi possedimenti artificiali.
Ma questa volta, un piccolo bagliore di luce attraversa le sinapsi silenti e assopite dell’uomo.
Schiavo per troppo tempo della sua stessa ombra, fa i conti con la sua anima.
Finalmente riesce a guardarsi dentro, e decide di tentare di ripulire la sua coscienza dai suoi orribili peccati.
Non sarà un lavoro facile.
Lungo sarà il cammino.
Dopo un anfetaminico vagar nel purgatorio, finalmente si schiudono le porte del paradiso.
I colori mutano. Il rosso cupo e vertiginoso, simbolo dell’inferno, lascia spazio ad un verde ipnotico, carico di speranza e fede.
Un ultimo, lungo e faticoso viaggio lo attende, in cui dovrà ripulire completamente la sua anima dal peccato e dall’errore.
Simulato, questo cammino, dallo spogliarsi nudo, senza timore di mostrarsi a D-io, così per come è.
La parte finale è la più dura.
L’uomo, scevro da ogni possesso, si ricongiunge finalmente con il “creatore” e fa pace con l’universo.
Madre natura ad attenderlo, ancora reclusa in una sorta di gabbia di Faraday emozionale.
Ma sarà lo stesso uomo, il nuovo Adam, a liberarla.
Finalmente l’incontro.
Solenne, sublime, inaspettato, sacro.
Il perdono.
Ode all’Amore.
E’ una danza della vita quella che segue.
Senza timore di mostrare se stessi. Senza bisogno di artifizi.
L’uomo… che finalmente fa pace con l’universo e firma un armistizio intimo ed eterno con esso.
In un trionfo d’amore, si ristabilisce il giusto ordine delle cose.
Una nuova era è alle porte.
Dissolvenza lentissima a nero.